venerdì 3 aprile 2009

Le Rapide: Dente - Roberto Angelini - Zu

L'amore non è bello ma fragile e provvisorio, forse oggi più che ieri, ad ogni modo perfettamente attuale nella sua precarietà.
Nasce, si nutre delle sue speranze, delle proprie illusioni, in costante divenire, in un instabile equilibrio difficile da mantenere.

Dente ci illustra l'instabilità dell'amore attraverso tredici tracce sussurrate con voce piccolina, ma ben affilate da un paziente lavoro di lima.
Quando ci si trova di fronte ad un lavoro di pop scanzonato si chiama spesso in causa Battisti. In questo caso è inevitabile.
Canzoni che entrano subito in testa e vi rimangono per la loro semplicità pop. Ed una leggerezza amara ricamata da chitarra, pianoforte e fiati.
Tredici gelati al veleno.
6.5

Che Roberto Angelini avesse aspirazioni cantautorali non ero a conoscenza. Daltronde se ti proponi al pubblico con un pezzo quale Gattomatto, forse tutte le colpe per questa ignoranza non sono mie, anche perchè non è detto che una seconda occasione si presenti.

"La Vista Concessa", come un racconto intimo, ripercorre le vicende artistiche dell'autore per poi sfociare in considerazioni esistenziali.
Una società fondata sull'apparenza (Vulcano), una vita trascorsa ma non vissuta pienamente nelle felicità personali (Fragile Fragilissima Felicità), mentre sarebbe opportuno inseguire i propri sogni senza accontentarsi mai (La Vista Concessa), pur essendo preferibile talvolta non conoscere i meccanismi che regolano la nostra vita (Beato Chi Non Sa).

Tutto questo con atmosfere tipiche di un altro cantautore romano: Riccardo Sinigallia. 6

Gli Zu sono in tre, italiani, di Roma. Hanno una discografia impressionante alle spalle che li ha portati a pubblicare Carboniferous per la Ipecac di Mike Patton, presente in prima persona in due tracce del disco.

Il loro ultimo lavoro è il risultato hardcore, math-noise e influenze jazz.
Non proprio la mia tazza da the, ma quando si sa suonare bene tutto è godibile.

La batteria fondamentale di Jacopo Battaglia, il basso di Massimo Pupillo, il sax aggressivo di Luca Mai si intrecciano con cura.
Cacofonie precise, distribuzione controllata della rabbia, distorsioni viscerali, struttura granitica. Nulla lasciato al caso.

Gli Zu, insomma, spaccano. Tutto. 7.5

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